Nella notte tra il due e il tre ottobre 2020 un’alluvione terribile sommerse mezza città. Nel giro di poche ore ci siamo ritrovati senza il nostro impianto: tutti gli spogliatoi erano devastati, il magazzino e la lavanderia non esistevano più, così come il bar e la segreteria. Non abbiamo potuto salvare niente.
Il ricordo di quei momenti rende il nostro cuore ancora pesante, ma ci siamo dati da fare e ci siamo rialzati. Giocatori, mamme, papà, dirigenti, amici, collaboratori. Ci siamo ritrovati tutti al Morel a spalare fango, segno che si può sempre guarire dalle ferite, anche quando sono davvero profonde, come quelle che ci sono state lasciate da un'alluvione capitata proprio in mezzo a due pandemie.
Ci siamo rialzati grazie al lavoro e alla caparbietà dei nostri tesserati e di tanti amici, che hanno ripulito e riparato tutto, consentendoci di rimettere in piedi il nostro impianto e di ripartire dopo quel disastro.
Abbiamo ricostruito pavimenti e tramezze, pitturato tutto, sistemati gli impianti idraulici e di illuminazione. Di quei giorni ricordo la fatica, ma non il peso, perché per tutti noi sono sembrate cose naturali. Era la nostra parte e ognuno di noi l’ha fatta, secondo le proprie forze.
Non ci siamo persi d'animo, abbiamo tolto tonnellate di fango e per settimane abbiamo ripulito quello che era ancora possibile salvare.
Nella nostra storia siamo caduti e ci siamo rialzati tante volte e l’alluvione del 2 ottobre 2020 avrebbe potuto essere il colpo del ko; invece, tutti insieme ne siamo venuti fuori.
Perché siamo una grande famiglia, quella del Ventimiglia calcio.